Perche è nata la Sezione Italiana EAGE SEG?
In Italia non esisteva infatti un’organizzazione professionale dedicata alla geofisica di esplorazione ed applicata che fosse il punto d’incontro di professionisti ed accademici che lavorano in questo campo. Alcuni eminenti geofisici ed enti sostennero la causa: l’OGS (Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale) si occupò degli aspetti legali e del segretariato; ENI Divisione E&P assicurò il suo supporto e, tramite Luca Bertelli, allora Vice-Presidente-Eletto di EAGE, un collegamento con EAGE; noti scienziati come Fabio Rocca, Domenico Patella ed Alfredo Mazzotti fornirono un supporto dal mondo accademico. Quest’ultimo divenne il primo Presidente della Sezione Italiana EAGE-SEG.
Una volta fondata l’associazione come organizzazione no-profit di geofisici, l’affiliazione al SEG seguì facilmente, grazie alle regole e procedure molto chiare di SEG. EAGE non aveva regole e procedure altrettanto chiare, e quindi l’affiliazione ad essa richiese un po’ di tempo in più. La Sezione Italiana è a tutt’oggi una delle pochissime sezioni comuni di EAGE e SEG a livello internazionale.
Fin dalla sua fondazione nel 2001, la Sezione Italiana EAGE-SEG ha organizzato un incontro nazionale annuale per i geofisici attivi nell’esplorazione e produzione di idrocarburi, nella geofisica di superficie ed altre attività correlate. L’incontro si svolge a Roma a fine autunno, e vede la partecipazione di centinaia di ricercatori dal mondo accademico, dagli enti di ricerca e dall’industria.
La Sezione Italiana non pubblica un suo giornale scientifico, prevedendo che i migliori lavori scientifici dei suoi iscritti siano inviati ai giornali di EAGE e SEG. Una delle sue funzioni principali e’ organizzare seminari e corsi tenuti dai Conferenzieri ed Istruttori forniti da SEG ed EAGE, e curare gli aspetti logistici di workshops internazionali (ad esempio, RealMod nel 2002, GeoMod e GeoSur nel 2004, EGM nel 2007 e nel 2010). Dal 2007, una Newsletter elettronica informa i soci delle attività geofisiche recenti o prossime, o delle opportunità offerte da EAGE e SEG di particolare interesse per i soci italiani.
Firma dell’affiliazione al SEG della Sezione Italiana EAGE-SEG, durante il Convegno Annuale del SEG a San Antonio nel 2001. Da sinistra a destra: Helmuth Gaertner (Presidente EAGE) , Sally Zinke (Presidente SEG), Luca Bertelli (Vice-Presidente Sez. Ital. EAGE-SEG) ed Aldo Vesnaver (Tesoriere Sez. Ital. EAGE-SEG).
Foto di gruppo di vertici e “staff” di EAGE e SEG ed alcuni primi soci della Sezione Italiana EAGE-SEG.
Dai tempi andati della Geofisica Italiana
Foto di Roberto Cassinis
Il Prof. Roberto Cassinis ha vissuto in prima persona pagine importanti della Geofisica Italiana. Ecco qua alcuni momenti di quei tempi eroici.
La Storia dei Gruppi Geofisici dell’Agip
Questa è la prima raccolta organica di ricordi di ex dipendenti Eni che hanno lavorato in un determinato settore delle attività petrolifere, quello della geofisica, realizzata a cura dell’Associazione Pionieri e Veterani Eni (APVE).
L’APVE ha appunto l’obiettivo di mantenere vive le memorie delle vicende passate del Gruppo Eni, in modo che questi avvenimenti non vadano perduti nelle nebbie del tempo.
Il ricordo del passato, oltre ad avere un’importanza e un valore storico incommensurabili, contribuisce a comprendere e a spiegare tanti risultati raggiunti oggi dagli sviluppi di quelle origini lontane ed è un insegnamento quanto mai utile per le future generazioni, che di quel passato hanno raccolto l’eredità.
L’APVE ha trasmesso questa sintesi di ricordi della geofisica all’Archivio Storico dell’Eni, che ha il compito istituzionale di raccogliere e conservare le memorie del Gruppo. E’ nata così questa pubblicazione ad opera dell’Archivio Storico dell’Eni, rendendo così possibile la conoscenza di come l’Eni in Italia e all’Estero è riuscita, grazie all’applicazione delle tecnologie più moderne della geofisica, a scoprire tanti giacimenti di petrolio e di gas.
E’ un ricordo basato sul racconto dei protagonisti ed è questo un modo particolare di raccontare la storia che risulta così ricostruita dal di dentro e non solo dall’esterno, attraverso i documenti.
Un sistema, quest’ultimo senza dubbio più preciso, ma che non dà però il sapore della vita vissuta che viene invece dal racconto di chi vi ha partecipato. Senza contare che in questo modo si riescono a cogliere elementi che sfuggono alle documentazioni ufficiali, ma che servono a dare un’interpretazione corretta degli avvenimenti.
(dalla Introduzione di Francesco Guidi)