Finali Challenge Bowl 2009 a Houston

La coppia italiana terza alla finale mondiale del Challenge Bowl a Houston

Angelo Sajeva e Francesco Grigoli sono due studenti della laurea Specialistica in Geofisica di Esplorazione ed Applicata dell’Università di Pisa. In qualità di vincitori del Challenge Bowl Regionale Italiano (Trieste, Novembre 2008) hanno partecipato alle Finali del Challenge Bowl a Houston, in occasione del SEG Anuual Meeting nel novembre 2009. Inoltre Francesco, essendo anche presidente dello SEG Student Chapter della sua università, ha participato a Houston allo Student Leadership Symposium (SLS): in questo evento gli studenti SEG più brillanti ed attivi si riuniscono ed incontrano la leadership SEG.

Il viaggio a Houston di Francesco é stato completamente pagato da SEG; quello di Angelo é stato pagato dalla Sezione Italiana EAGE-SEG.

Leggi qui il loro racconti di questa fantastica esperienza.

Altre informazioni sulla finale mondiale del Challenge Bowl 2009 a Houston possono essere trovate sul sito SEG. 

Francesco Grigoli racconta

 La mia avventura è iniziata quando, insieme al mio collega Angelo Sajeva, abbiamo decisodi partecipare all’Italian Challenge Bowl, tenutosi a Trieste nell’ottobre 2008, in occasione del convegno del GNGTS. Essendo a conoscenza del fatto che i vincitori delle edizioni regionali del Challenge Bowl avrebbero ricevuto in premio un full paid trip per partecipare alla finale mondiale che si tiene durante l’Annual Meeting del SEG (quest’anno si è tenuto a Houston), abbiamo deciso metterci in gioco sfidando gli studenti delle altre università italiane. 

Al termine di una gara entusiasmante, avendo avuto la meglio sulle altre squadre, siamo riusciti ad aggiudicarci l’ambito premio. Eni e SEG hanno completamente finanziato il nostro viaggio e la nostra permanenza in USA.

La settimana trascorsa a Houston è stata meravigliosa, grazie alle varie attività promosse dal SEG, ho avuto l’occasione di conoscere tantissimi studenti provenienti da tutte le parti del mondo, condividere con loro esperienze, scambiare idee e stringere contatti. La maggior parte delle attività che si svolgono in concomitanza dell’Annual Meeting vedono gli studenti protagonisti (SLS, Challenge Bowl, SEP) e devo dire che sono rimasto molto colpito dalla centralità che essi ricoprono all’interno di questa organizzazione. Oltre ad essere un convegno nel senso stretto della parola, l’Annual Meeting è anche un punto di incontro tra il mondo accademico e quello lavorativo, infatti, durante questo evento molti studenti fanno dei veri e propri colloqui di lavoro con vari rappresentanti dell’industria.
La finale del Challenge Bowl è stata una bellissima esperienza, abbiamo fatto del nostro meglio ma, ahimè non siamo riusciti a vincere: siamo arrivati terzi a pari merito con l’università dell’Oklahoma; il risultato é comunque di grande valore, perché simao stati l’unica coppia non di madre lingua inglese ad essere arrivati in finale., Spero che l’anno prossimo gli studenti italiani possano riuscire nell’intento di portare i colori nazionali in cima al podio. Per concludere desidero ringraziare eni, SEG per la sponsorizzazione, il Dr. Vesnaver e il Dr. Loinger per averci fatto da supporter durante la finale e tutti coloro i quali hanno collaborato all’organizzazione di questo magnifico evento.
 
Francesco Grigoli
Studente della laurea Specialistica in Geofisica di Esplorazione ed Applicata dell’Università di Pisa

Angelo Sajeva racconta

La finale del Challenge Bowl è stata emozionante, ho visto Francesco molto concentrato e determinato a vincere. Abbiamo avuto un certo tifo favorevole e questo ci ha incoraggiato a rischiare. Sinceramente non pensavo che saremmo arrivati in finale, e già questo è stato un ottimo risultato, avevamo infatti come avversari alcune delle migliori università del mondo.

Nella prima parte (semifinali) avevamo lo schermo lontano ed avevamo più difficoltà a leggere le domande, poi nel seguito durante la finale abbiamo avuto una posizione migliore dove si poteva leggere meglio e ciò poteva favorirci se non fosse stato che Peter Duncan, che ha svolto il ruolo di presentatore dell’evento, ha iniziato a leggere più velocemente per tenere alto il ritmo della gara, la gara si è fatta più incalzante ma anche è diventato più difficile seguire il senso delle domande; la stanchezza accumulata annebbiava la mente e i giochi hanno iniziato a farsi veramente duri. Ad un certo momento ho visto Francesco come in trance, infatti aveva in testa molte delle risposte, ma non riusciva mai a battere nel tempo altre squadre come Stanford o Rice. Per fortuna abbiamo potuto giovarci di una serie di errori a catena, un’epidemia che ha contagiato un po’ di squadre a un certo punto della gara, Stanford, Oklahoma e Canada in modo asimmetrico e ci ha dato qualche soffio d’aria in più (ogni errore comporta la perdita di punti). Alla fine siamo arrivati terzi, primi tra i non madrelingua inglesi e personalmente sono dell’idea che non poteva andare meglio di così. Infatti la perfetta conoscenza della lingua che ha un madrelingua è stata cruciale per ridurre i tempi di risposta, tutto si è giocato in frazioni di secondo nei tempi di risposta ed era impossibile essere più veloci di un americano o un inglese che legge nella sua lingua. Quindi nella mia opinione è stato un ottimo risultato. 
In generale l’annual Meeting è stata un’esperienza unica sotto vari punti di vista: oltre che professionale e didattico anche umano e culturale.
Come tutto in Houston anche il Meeting è stato “grande”, cioè una grande quantità di stand, presentazioni di speaker, attività. Per noi studenti è stata un’ottima opportunità per fare colloqui con aziende o venire a contatto con ambienti accademici di altre università del mondo.
Le molte attività proposte Oktober fest, vari buffet, networking per stodenti, presentazioni di gruppi di ricerca, etc.. ci hanno facilitato l’incontro e la socializzazione con gli altri ragazzi dell’SLS (Student Leadership Symposium) o altri studenti presenti là, che provenivano da tutte le parti del mondo: Germania, Turchia, Serbia, Messico, Australia, Polonia, Canada, stati degli USA, Colombia, Brasile, Nigeria, Cina, India, Inghilterra, Russia e sicuramente ho dimenticato un po’ di nazioni. 
Nell’insieme è stata un esperienza notevole, non solo dal punto di vista didattico e professionale, ma anche dal punto di vista umano, più di tutto mi ricorderò il discorso di un ragazzo nigeriano con cui abbiamo parlato una dlle ultime sere, che ci ha raccontato la realtà della sua nazione e delle sue idee per migliorare nel suo piccolo le cose, mi rimarrà impressa la sua serietà e la sua determinatezza. 
Per finire, “last but not least” come si direbbe in inglese, è stata un’occasione per vivere da dentro l’atmosfera texana, una delle città più popolose del sud degli USA, un esempio della cosiddetta america profonda meno internazionale di altre città americane, e quindi più locale e caratteristica sotto certi aspetti, un’America più profonda, affezionata al mito dei cowboy (molte persone girano con i cappelli da cowboy) e del farwest, dove la mentalità è rude e si è orgogliosi di questo, il detto tipico infatti è “don’t mess with Texas” (non provocare il Texas).
In conclusione un’esperienza difficile da dimenticare.
  
Angelo Sajeva
Studente della laurea Specialistica in Geofisica di Esplorazione ed Applicata dell’Università di Pisa