Le due studentesse di Geoscienze hanno “esplorato” il golfo del Messico a caccia di idrocarburi. E il loro progetto ha vinto.
(di Giulia Basso)
Da Sant’Antonio (Texas), arriva una splendida notizia per l’ateneo triestino: due studentesse della laurea magistrale in Geoscienze, Nadia De Nardi e Federica Di Corato, si sono aggiudicate con il loro team due prestigiosi premi all’89esimo Seg Annual Meeting, il convegno internazionale organizzato annualmente dalla Society of Exploration Geophysicists.
Le due ragazze, guidate dal docente di Geofisica applicata di UniTs Michele Pipan, hanno partecipato con una squadra composta anche da un gruppo di studenti dell’Instituto Superior Técnico (Ist) di Lisbona al progetto Evolve, promosso dalla Seg e sponsorizzato da numerose industrie ed enti di ricerca del settore Oil&Gas, tra cui l’italiana Eni e l’americana Halliburton. Dopo aver superato la prima selezione, che ha visto coinvolti almeno 40 team di diverse università del mondo, la loro squadra, grazie al progetto di esplorazione geofisica presentato al congresso, è risultata la migliore tra una ventina di team provenienti da ogni angolo del globo, dall’Austria agli Stati Uniti e dal Venezuela al Canada, aggiudicandosi il premio per il miglior progetto e per la miglior integrazione tra geofisica e ingegneria.
«Il nostro team, GeoDudes, era composto da quattro studenti dell’Ist di Lisbona, ingegneri di formazione, e da me e Federica per il dipartimento di Matematica e Geoscienze dell’Università di Trieste, con il tutoraggio dei professori Michele Pipan e Leonardo Azevedo», racconta Nadia De Nardi. Alle squadre in gara è stato chiesto di analizzare con tecniche geofisiche un’area del Golfo del Messico allo scopo di identificare i maggiori depositi di idrocarburi e stimare i costi di un progetto di esplorazione ed estrazione. «Per realizzare questo studio, che ha richiesto mesi di lavoro, ci sono stati messi a disposizione i più moderni strumenti del settore e set di dati reali che, per i cospicui costi di acquisizione, sono disponibili solo in ambito industriale – racconta De Nardi -. Abbiamo lavorato su dati sismici e immagini in 3D del sottosuolo che ci hanno consentito di identificare strutture tettoniche, faglie e depositi di sedimenti. Per farlo ci è stato messo a disposizione il software più avanzato attualmente sul mercato, DecisionSpace Geosciences, che viene utilizzato dalle aziende di settore». Nel caso di questo progetto l’analisi è servita per identificare le riserve di idrocarburi, ma, evidenzia la studentessa, le stesse tecniche geofisiche possono essere applicate anche per lo stoccaggio di anidride carbonica nel sottosuolo in ex reservoir di idrocarburi ormai vuoti, per la ricerca di riserve idriche sotterranee, per lo studio dei fenomeni di vulcanismo sottomarino. «Grazie a quest’esperienza abbiamo testato con mano come integrare la teoria imparata sui banchi dell’università con la pratica richiesta nel mondo lavorativo» spiega la studentessa.
Nel corso del convegno si è svolta anche la Challenge Bowl della Seg, una competizione a base di domande di geofisica che ha visto altri due studenti del dipartimento di Matematica e Geoscienze di UniTs, Alessandra Lanzoni e Nicolò Bertone, piazzarsi al sesto posto tra i 12 team in gara, provenienti da tutto il mondo.
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