Simon Blondel, Angelo Camerlenghi, Anna Del Ben

Quando parliamo di argomenti controversi nelle geo-scienze, viene immediatamente in mente il Salt Giant del Mediterraneo (MSG) e la sua origine. Nel 1970, dalla scoperta delle evaporiti del Messiniano al di sotto del profondo fondo mare del Mediterraneo, sono stati proposti molti scenari su cosa effettivamente sia successo. Ancora nessuno tra questi sembra trovare pieno riscontro con i dati dell’intero bacino.

Il SALTGIANT European Training Network (ETN) è un gruppo di ricerca internazionale multidisciplinare dedicato per studiare la formazione del Salt Giant del Mediterraneo, che si è formato nel tardo Miocene. A questo progetto collaborano insieme geologi, geofisici, geochimici, microbiologi, economisti e storici, appartenenti alla associazione “15 Early Stage Researchers (ESRs)”. Gli studenti di dottorato lavorano per numerose organizzazioni accademiche e collaborano con diverse compagnie private, pubbliche ed enti non-governativi.

Il team SALTGIANT ETN insieme durante il secondo Workshop annuale; shop in Trieste, June 2019

Gli obiettivi della ricerca sono organizzati secondo quattro flussi di lavoro per capire la formazione del MSG e le sue implicazioni per la vita microbiologica di mare profondo, per i rischi di perforazione, per la geo-economia della regione del Mediterraneo e per la stessa storia di questa scoperta.

I quattro flussi di lavoro del SALTGIANT ETN

Il progetto SALTGIANT ha avuto inizio nel 2018 ed ha durata quadriennale. Il coordinatore scientifico è Giovanni Aloisi, ricercatore senior dell’ Institut de Physique du Globe di Parigi. Il progetto ha ricevuto un budjet di 3.98 milioni di euro tramite la sponsorizzazione dell’ EU Horizon 2020 research and innovation programme- Marie Skłodowska-Curie Actions.

La comunità geo-scientifica italiana è molto coinvolta in questo progetto: cinque studi dell’ESRs per le tesi di laurea magistrale di studenti appartenenti all’Università di Trieste, Torino, Napoli e Bologna. Fra i 23 partner del progetto, 6 sono italiani: GEPlan Consulting, le università di Torino, Pavia, Trieste, ENI, Italkali e il SISSA Medialab. Infine, due dei tredici istituti beneficiari sono in Italia: l’università di Palermo e l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS).

Per prima, l’università di Palermo sta ospitando la ricercatrice ESR Athina Tzevahirtzian (MS in Oceanography at University of Bordeaux, MS in Geography at the University of La Rochelle), sotto la supervisione del Prof. Antonio Caruso e del Prof. Attilio Sulli. Il gruppo di ricerca sta effettuando analisi bio-ciclostratigrafiche, sedimentologiche, geochimiche e studi delle successioni in affioramento, fornendo nuovi spunti sulla evoluzione del bacino di Caltanissetta, in Sicilia. Inoltre, l’università di Palermo sta collaborando con  il CNRS appartenente alla University of Montpellier e alla University of Hamburg.

ESR Athina Tzevahirtzian raccoglie campioni del Messiniano a Serra Pirciata, Sicilia.

In secondo luogo, l’OGS sta ospitando il ricercatore dell’ERS Simon Blondel (MS in geology at UniLaSalle engineering school, MS in Applied Geophysics at the IDEA League) insieme all’Università di Trieste, sotto la supervisione del Prof. Angelo Camerlenghi e di Anna Del Ben. Blondel sta effettuando il reprocessing dei dati di sismica vintage per identificare e classificare le strutture saline nel MSG, fornendo nuove velocità sismiche per predizione di condizione di overpressure. Il prossimo lavoro includerà periodi presso Eni, all’Università di Montpellier e al  National Oceanography center in UK. Lui sta attualmente lavorando al nuovo progetto di seimsic imaging del bacino Algero-Balearico. In questo progetto, molta attenzione è stata data durante il pre-processing al recupero e alla preservazione delle basse frequenze contenute nel dato, affette da swell noise e da space-varyng bubble in questo dataset. L’operatore di de-signature è stato disegnato basandosi sulla riflessione del fondo mare per deconvolvere il dato e attenuare l’effetto bolla, perciò preservando le ampiezze di pre-processing. Il modello di velocità iniziale è stato costruito attraverso numerose iterazioni dell’analisi della semblance basata sulla velocità di migrazione, e frame di velocità in depth usando l’approccio salt velocity flooding. I primi risultati suggeriscono che il sale sia eterogeneo con relative basse velocità, mud-structures e la presenza di un’unità pre-sale a bassissima velocità. Numerose anomalie di velocità tracciano la presenza di un sistema di migrazione dei fluidi.

 

Prima parte della nuova Pre-Stack Kirchhoff time migrated seisimic line (processata da Simon Blondel con Reveal from Shearwater GeoServices)

Questo progetto nasce dall’ampio network scientifico del consorzio MEDSALT (European Cooperation in Science and Technology Action). Questo network ha agito come incubatore di iniziative scientifiche, fra le quali la proposta di nuove operazioni di drilling nel Mediterraneo per scopi scientifici, le quali hanno come target la parte superiore del MSG per caratterizzare uno studio sul postulated Zanclean flooding, e la biosfera associata con il sale. Alla fine, dopo decenni di ricerche e dibattiti, sembra che si sia trovata una soluzione per risolvere le controversie sul MSG attraverso l’acquisizione di nuovi dati di pozzo con carotaggio. Speriamo che il “sogno” diventi realtà (DREAM: Deep Sea Record of Mediterranean Messinian Events).